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Scripta manent. Perché non tornare a scrivere lettere?
Was he a clever man or an idiot? Well, he could not at this time claim to be clever. He might once have had the makings of a clever character, but he had chosen to be dreamy instead, and the sharpies cleaned him out. - Saul Bellow, Herzog
L’idea di skrevneBliver, scripta manent in danese – una lingua che ho imparato goffamente e amato per amore di un uomo – è nata dalla solitudine.
Mio padre, quand’ero ancora la ragazza dagli occhiali più spessi della classe, mi soprannominò affettuosamente Herzog, dal protagonista del celebre romanzo di Saul Bellow. Scrivevo lettere (d’amore e di protesta, di solidarietà o dissenso) con l’entusiasmo buffo degli adolescenti, anche se per timidezza le mie parole non raggiungevano mai il destinatario. Un moto di orgoglio, o forse era pudore, mi tratteneva dal percorrere i pochi passi che separavano casa dalla più vicina buca delle lettere del paese.
Internet c’era, certo – ho trentatré anni – ma noi studenti potevamo usufruirne solo al rientro da scuola, collegandoci coi nostri lenti modem e ancor più lenti laptop e aspettando pazienti che le chat si caricassero. I primissimi selfie, nati con le fotocamere anteriori, hanno poco più di dieci anni. Mia madre custodisce nell’ultimo cassetto della credenza del soggiorno una vecchia scatola da scarpe di nonna, dagli angoli malandati e il fondo sempre più fragile, con decine di foto della sua infanzia. Un giorno, pescando ricordi casuali in bianco e nero, mi sono chiesta: di cosa faranno tesoro i miei figli? Non stampo più fotografie, non annoto più nulla su carta, l'iPhone rovente a portata di mano per ogni evenienza.
Ho scelto per questo, in notti insonni di riflessioni, di dare nuova vita a un’abitudine vecchia come il mondo, ma ormai accantonata: lo scambio di lettere. Il mio indirizzo sarà a disposizione di chiunque vorrà inviarmi cartoline, pagine di appunti, note e noticine, quel che preferirà il mittente. Risponderò come potrò, nel tempo liquido e dilatato dei dispersivi cronici – i disturbi psichici sono grandi intralci alla produttività – e conserverò quel che mi verrà inviato. Chi vuole unirsi a me per fondare una piccola community di sognatori?
Partendo da un’unica certezza – le lettere scritte a mano e inviate per posta non potranno più competere con l’immediatezza della messaggistica istantanea. skrevneBliver non è un progetto nostalgico, non nasce per condannare lo scambio di opinioni via social network. Ne sono una fervida sostenitrice e, lo confesso, una fruitrice ingorda: dovrei ridurre il tempo online, come molti di noi. Sarà soltanto una via alternativa, e spero divertente, per riappropriarci di un tempo libero sempre più balordo e distratto tra bip e notifiche.
Carta e penna sono pronte. Caro amico, ti scrivo...
Mio padre, quand’ero ancora la ragazza dagli occhiali più spessi della classe, mi soprannominò affettuosamente Herzog, dal protagonista del celebre romanzo di Saul Bellow. Scrivevo lettere (d’amore e di protesta, di solidarietà o dissenso) con l’entusiasmo buffo degli adolescenti, anche se per timidezza le mie parole non raggiungevano mai il destinatario. Un moto di orgoglio, o forse era pudore, mi tratteneva dal percorrere i pochi passi che separavano casa dalla più vicina buca delle lettere del paese.
Internet c’era, certo – ho trentatré anni – ma noi studenti potevamo usufruirne solo al rientro da scuola, collegandoci coi nostri lenti modem e ancor più lenti laptop e aspettando pazienti che le chat si caricassero. I primissimi selfie, nati con le fotocamere anteriori, hanno poco più di dieci anni. Mia madre custodisce nell’ultimo cassetto della credenza del soggiorno una vecchia scatola da scarpe di nonna, dagli angoli malandati e il fondo sempre più fragile, con decine di foto della sua infanzia. Un giorno, pescando ricordi casuali in bianco e nero, mi sono chiesta: di cosa faranno tesoro i miei figli? Non stampo più fotografie, non annoto più nulla su carta, l'iPhone rovente a portata di mano per ogni evenienza.
Ho scelto per questo, in notti insonni di riflessioni, di dare nuova vita a un’abitudine vecchia come il mondo, ma ormai accantonata: lo scambio di lettere. Il mio indirizzo sarà a disposizione di chiunque vorrà inviarmi cartoline, pagine di appunti, note e noticine, quel che preferirà il mittente. Risponderò come potrò, nel tempo liquido e dilatato dei dispersivi cronici – i disturbi psichici sono grandi intralci alla produttività – e conserverò quel che mi verrà inviato. Chi vuole unirsi a me per fondare una piccola community di sognatori?
Partendo da un’unica certezza – le lettere scritte a mano e inviate per posta non potranno più competere con l’immediatezza della messaggistica istantanea. skrevneBliver non è un progetto nostalgico, non nasce per condannare lo scambio di opinioni via social network. Ne sono una fervida sostenitrice e, lo confesso, una fruitrice ingorda: dovrei ridurre il tempo online, come molti di noi. Sarà soltanto una via alternativa, e spero divertente, per riappropriarci di un tempo libero sempre più balordo e distratto tra bip e notifiche.
Carta e penna sono pronte. Caro amico, ti scrivo...
E per un istante ritorna la voglia di vivere a un'altra velocità. - Franco Battiato, Alice, I treni di Tozeur